Crisi USA, Corea del Nord spaventa i mercati: listini europei in flessione

L’elevata tensione che sussiste tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, concretizzatasi in uno scambio di minacce e nel faticoso tentativo da parte di Europa, Cina e Russia di allentare i toni, sta pesando sui principali listini internazionali e, in particolar modo, su quelli europei. Di conseguenza, la crescente risk adversion sta generando benefici nelle materie prime preziose, come l’oro, che è salito a 1.287 dollari l’oncia mentre Milano cedeva l’1,51%, Parigi perdeva l’1,06%, Londra retrocedeva dell’1,01%, Francoforte riusciva a malapena a chiudere in parità.

Sul fronte valutario, il dollaro è riuscito a rimanere sostanzialmente stabile nel cambio con l’euro, per poi perdere terreno parzialmente contro la valuta unica nel pomeriggio, andando a quota 1,18 dopo i dati nazionali sull’inflazione, più deludenti delle attese. L’indebolimento del dollaro è anche nei confronti dello yen, nei confronti dei quali scende a 108,9: la moneta giapponese continua a svolgere la sua funzione di valuta rifugio in clima di incrementata risk adversion, ma l’impressione è che la moneta di Tokyo stia comunque risentendo della vicinanza con la Corea del Nord e, dunque, non riesca a sprigionare in tutta la sua pienezza (come invece sta accadendo con il franco svizzero) le sue potenzialità di safe haven.

In ambito spread, il differenziale sale a quota 164 punti con il rendimento del decennale al 2,019%. Il contesto commodities ci propone un nuovo calo del prezzo del petrolio, con il Wti che cede 15 centesimi a 48,44 dollari al barile, e il Brent che ne cede 19 a quota 51,8 dollari. Ad appesantire le quotazioni del petrolio sono i nuovi dati diffusi dall’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, che da un lato incrementano le previsioni sulla domanda internazionale, e dlal’altro rilevano che nonostante gli sforzi OPEC – non OPEC per il contenimento della produzione, le scorte mondiali di greggio sono addirittura aumentate.

Infine, rileviamo come in ambito macro la chiusura della settimana si sia incentrata soprattutto sui dati di inflazione. Dopo la delusione di quelli Usa (+ 0,1% m/m contro attese di + 0,2% m/m) si registra la stabilità dell’inflazione tedesca (+ 0,4% m/m e + 1,5% a/a) e la crescita sotto attese della Francia.

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