Programmi di internazionalizzazione delle scuole: i dati dell’Ipsos

Gli studenti italiani vogliono fare nuove esperienze e sono pronti a girare il mondo. Questo è quanto è emerso dall’analisi per il 2016 dell’Osservatorio nazionale su internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca richiesta a Ipsos dalla Fondazione Intercultura.

internazionalizzazione delle scuoleLa rivelazione dell’Ipsos riesce a mostrarci uno spaccato molto interessante, una predisposizione dei giovani che spesso non viene assecondata. Basti pensare che nel solo biennio 2015-16, 7.400 adolescenti delle scuole superiori hanno deciso di passare un periodo tra i 3 o 6 mesi (ma anche l’intero anno scolastico) fuori dai confini nazionali e che circa il 63% degli istituti italiani ha cominciato ad attivare iniziative volte proprio agli scambi inter-culturali.

Dati molto interessanti, se si considera che solo cinque anni fa, gli studenti che partivano per l’estero non erano più di 3.500 (un aumento quindi del 111%).

Abbiamo però parlato di una predisposizione dei giovani che spesso non viene assecondata. L’analisi dell’Osservatorio nazionale mette infatti in evidenza anche un dato molto meno positivo: il desiderio di viaggiare dei giovani continua a scontrarsi con una situazione di crisi economica endemica che ha portato a una sempre minore disponibilità sia da parte del settore pubblico e delle scuole, sia da parte delle famiglie, comportando una razionalizzazione delle loro risorse che non facilita la messa a punto dei progetti sopra citati.

All’immagine relativamente positiva descritta poco fa si contrappone quindi uno scenario non sempre luminoso: da un lato abbiamo infatti gli istituti già ben avviati che riescono a dar vita a iniziative che favoriscono i contatti tra studenti e docenti italiani ed esteri; dall’altro esistono ancora parecchie scuole che invece non hanno il denaro o le competenze per attivare il percorso di internazionalizzazione.

Sono in particolare le scuole del Sud Italia quelle più in difficoltà. Tra i motivi di questo divario, secondo i presidi intervistati dall’Osservatorio, oltre alla carenza di budget (20%) e di interesse da parte degli alunni (18%), la mancata adesione ai programmi internazionali è spesso legata al fatto che gli scopi di tali progetti sono spesso poco adatti al profilo del proprio istituto, motivazione che viene addotta dal 16% degli intervistati (soprattutto istituti tecnici e professionali con percentuali al 22%).

Non si ferma però il desiderio degli studenti italiani di vivere e studiare per un certo periodo in un altro Paese. Le mete preferite continuano a essere quelle anglofone, principalmente la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.

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