Forex: fare trading con il dollaro in crisi

Quelle lanciate nei giorni scorsi da Donald Trump a Germania, Giappone e Cina sono state accuse molto pesanti che di fatto hanno contribuito a sconvolgere ancora di più la situazione interna del forex, il grande mercato delle valute letteralmente stravolto dagli avvenimenti politici degli ultimi mesi.

Il nuovo presidente degli Stati Uniti si è infatti lamentato che “ogni altro Paese vive di svalutazione”, facendo intendere che alcuni stati abbiano svalutato di proposito la propria valuta per ottenere vantaggi nei confronti dei propri partner commerciali.

come fare tradingRisultato: il dollaro Usa ha chiuso il suo peggior gennaio da trent’anni a questa parte, mandando in tilt le previsioni degli operatori e dei trader impegnati nel forex, da sempre abituati a far fronte al cosiddetto “rischio politico” e alle ripercussioni sulle valute di certe mosse e dichiarazioni dei leader mondiali, ma presi di contropiede dal fatto che stavolta ci sia di mezzo il dollaro.

La moneta statunitense ha ricevuto una scossa davvero molto forte questa settimana, scossa dovuta principalmente alle preoccupazioni politiche, stimolando in questo modo il dibattito sulle implicazioni a lungo termine delle future politiche dell’amministrazione Trump e la loro influenza sulla domanda di asset denominati in dollari.

La novità per i trader del forex è proprio questa: questa dinamica è per loro ben poco familiare, vista la loro abitudine a guardare i differenziali di rendimento dei titoli di Stato durante la valutazione delle prospettive per il dollaro, come spiegato anche su http://www.forexitalia24.com/.

Nonostante l’indice del dollaro sia ancora più alto rispetto a quello raggiunto prima delle elezioni dell’8 novembre, la situazione che si sta venendo a creare mostra in maniera lampante il calo di forza del rally inaugurato subito dopo le votazioni nel novembre del 2016.

La domanda più grande nella testa dei trader impegnati nel mercato delle valute è ora in quale misura il rischio politico guiderà le prospettive del dollaro, dato l’aumento recente del premio al rischio e l’effetto delle politiche protezionistiche sull’interesse degli investitori al finanziamento del deficit degli Stati Uniti. Non solo: i dubbi interesseranno molto presto anche altre valute “importanti” e per gli analisti sarà sempre più difficile prevedere i prossimi movimenti interni al forex.

Il tutto mentre si fanno sempre più interessanti le posizioni delle monete di alcuni Paesi emergenti (Ungheria, Polonia, Brasile e altre), che cominciano ad attirare l’attenzione degli investitori, contribuendo a mischiare ancora di più le carte in tavola e rendendo la situazione del forex ancora più complessa da valutare.

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