I listini del vecchio Continente chiudono la settimana con una prestazione in calo, appesantiti dalle difficili condizioni di Wall Street, che pone in archivio la peggiore seduta degli ultimi tre mesi. Oltre ai timori che continuano ad addensarsi sulla complessa amministrazione Trump dopo le polemiche degli ultimi giorni, conseguenti ai fatti di Charlottesville, hanno fatto il resto i clamori derivanti dal duplice attacco che ha colpito la Spagna.
Il risultato è, come anticipato, che tutti i principali listini europei chiudono con il segno negativo (Londra – 0,86%, Francoforte – 0,31%, Parigi – 0,6%) con la sola eccezione di Milano, che invece guadagna lo 0,12%.
I riflessi delle tensioni di cui facevamo cenno si sono poi sentiti anche sul mercato valutario. Nel Forex il dollaro si è nettamente indebolito nei confronti della safe haven yen, scendendo a 109,3, mentre l’euro è stabile, dopo il passo indietro di giovedì, a 1,17. Lo spread sale intanto a 162 punti, in crescita rispetto alla chiusura del giorno precedente, con il rendimento del Btp decennale italiano al 2%. Petrolio poco mosso, con il Wti a 47,10 dollari al barile, e Brent a 51,02 dollari al barile. L’oro è stabile a 1.287 dollari l’oncia.
Infine, in ambito macroeconomico la chiusura di settimana è stata povera di spunti. In Europa i principali sono arrivati dalla Germania, con crescita dello 0,2% dei prezzi alla produzione rispetto al mese precedente e del 2,3% anno su anno. Dagli Stati Uniti arrivano invece delle indicazioni positive sulla fiducia dei consumatori, che nel mese di agosto cresce oltre le previsioni al massimo livello da gennaio a questa parte, grazie al miglioramento delle prospettive future sull’economia. Lo studio periodico condotto dall’Università del Michigan sottolinea come il dato preliminare sulla fiducia dei consumatori si sia attestato a quota 97,6 punti, in aumento dai 93,1 punti di metà e luglio e dai 93,4 punti della fine dello scorso mese. Peraltro, il dato è riuscito a battere le principali previsioni degli analisti macroeconomisti europei, che attendevano un valore pari a 94,5 punti.
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